Ti ricordi come giocava Trottolo? Era il migliore di tutti noi quando giocavamo a calcio “sotto le panchine”.
Se avevi la fortuna di essere in squadra con lui la vittoria era assicurata. A proposito, per chi non sapesse legittimamente come si gioca a calcio “sotto le panchine” ecco una rapida spiegazione: devi recarti al parchetto, quello dei giochi dei piccoli, lì ci sono le panchine dove si siedono le mamme, esattamente due, una a nord e l’altra a sud, insomma due piccole porte. Il gioco consiste nel far gol “sotto la panchina” avversaria. Non ci sono praticamente altre regole e la partita termina quando la maggioranza dei partecipanti deve tornare a casa.
Non importa il punteggio, una volta è successo che una partita durò più di 3 ore e il risultato finale fu di 128 a 40.
Naturalmente la squadra vincitrice aveva tra le sue file Trottolo, aveva lo sport nel sangue, qualsiasi sport, ma nel calcio eccelleva.
Perché uso il passato? No! Non è morto, dico aveva, perché da un po’ di tempo Trottolo è scomparso dalla circolazione.
La pandemia ci ha costretti in casa tutti quanti, ma quando siamo potuti finalmente uscire e ci siamo precipitati al parchetto dei piccoli, perché lui continuava a starsene chiuso in casa? Il giorno che ci siamo rivisti è stata una festa, finalmente potevamo scherzare uno di fronte all’altro e non attraverso uno stupido schermo! Ricordo che quel giorno il parchetto era irriconoscibile, l’erba era alta come mai avevamo visto, evidentemente non riusciva a crescere a causa delle nostre scorribande e in più nessuna traccia di mamme e bambini. Era tutto per noi!
Quel giorno Trottolo non si presentò. Trovò una banale scusa. Strano, pensammo, che non abbia voglia di scendere a giocare dopo tutto questo tempo! Ma anche il giorno dopo e i giorni successivi di Trottolo nessuna notizia. Venimmo a sapere da un suo cugino, che se ne stava tutto il giorno chiuso in camera sua davanti al pc a giocare. Era diventato una Star di un gioco guerresco a noi sconosciuto.
Decidemmo di mandare Filippo direttamente a casa sua, sicuri che avrebbe avuto modo di convincerlo ad uscire. La madre di Trollolo accolse Filippo con grande gioia. «Si è chiuso lì dentro da mesi e non vuole più uscire, speriamo tu lo convinca!» Bussarono, chiamarono, ma niente, dovettero aspettare non poco, prima che la porta della camera di Trottolo si aprisse.
«Scusa dovevo finire una sessione importante, sai io sono il Master e se non dirigo io tutti si perdono».
Filippo non capì, ma restò ancora più perplesso, quando Trottolo, all’invito ad uscire, rispose: «Non avete capito! Io non esco più! Io qui ho tutto per divertirmi, non mi importa del parchetto, delle panchine e di voi. Io qui sono un Master!» e richiuse la porta.
Quando Filippo ci raccontò che Trottolo era stato inghiottito in un mondo virtuale sconosciuto, prendemmo una decisione.
«Dobbiamo fare qualcosa per liberarlo! Trottolo è la nostra Star e lo sarà per sempre!»