Eduardo De Filippo nacque a Napoli il 24 maggio 1900 e morì a Roma il 31 ottobre 1984. Fu drammaturgo, attore, regista, sceneggiatore e poeta italiano imponendosi come figura di spicco del Novecento in qualità di autore di opere teatrali che egli stesso mise in scena interpretandole personalmente.
Lavorò anche per il cinema con gli stessi ruoli ricoperti nelle attività teatrali.
Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini lo nominò Senatore a vita per i suoi meriti artistici e per i contributi offerti alla cultura.
Gli furono conferiti anche due lauree honoris causa in lettere dall’Università di Birmingham nel 1977 e dall’Università “La Sapienza” di Roma nel 1980.
Eduardo De Filippo resta ancora oggi, insieme con Pirandello, Dario Fo e Carlo Goldoni, uno degli autori di opere teatrali più apprezzato e rappresentato all’estero.
De Filippo amava i giovani e proprio durante il discorso di ringraziamento per la sua nomina a senatore, chiese all’Assemblea del Senato che prendesse a cuore la riparazione delle carenze dannose che da secoli ammorbavano l’intero territorio italiano dal Sud al Nord. Egli credeva che operando fermamente sui ragazzi con energia, amore e fiducia, si poteva ottenere molto da loro stessi e dare la possibilità di imboccare finalmente la strada giusta.
Credeva anche che le sue commedie, che riteneva non fossero dei capolavori, avevano il merito di trattare problemi della società proponendoli dal palcoscenico all’attenzione delle autorità e del pubblico.
A questo proposito citava la commedia “Napoli milionaria” nella quale aveva trattato vari problemi del Paese, molti ancora irrisolti, primo fra tutti la questione morale, base su cui l’uomo da sempre aveva edificato Società e Civiltà.
De Filippo era per la costruzione di una società in cui Governo e Popolo operassero per un mondo nuovo e giusto dove svolgere bene ogni funzione.
Questo suo pensiero si riassumeva nelle semplici parole pronunciate alla fine della commedia dal reduce di guerra: “Adda passa’ a nuttata”, parole apparentemente sciocche, ma che volevano significare che la guerra non era finita perché c’era ancora da combattere nemici potenti e agguerriti quali il disordine, la corruzione, la prepotenza, la disonestà…
Grande Eduardo che seppe dare un contributo immenso alla cultura e un’impronta personale e duratura al teatro italiano.