E’ tempo di gioire, di stare con i propri cari, di addobbare l’albero di Natale, di realizzare presepi sfarzosi, di pensare ai regali da destinare alle persone cui vogliamo bene e di scambiarsi auguri smielati.
Il Natale si avvicina e questa ricorrenza, fatta di riti e tradizioni, capaci di coinvolgere anche i più refrattari allo spirito natalizio, ci induce a riflettere sul significato di questo giorno. Ma è possibile non cadere nella scontata trappola del Natale visto solo attraverso le confezioni dei regali ed evitare frasi di circostanza o gesti fintamente altruisti?
Forse sì, se ci lasciamo guidare da esempi letterari che hanno saputo cogliere l’essenza del Natale, senza ridurlo a una festa volta a dimenticare le miserie e i problemi che ci circondano.
Nel romanzo “Piccole donne” di Louisa May Alcott, la mattina di Natale, le quattro sorelle March rinunciano alla loro colazione per portare aiuto a una famiglia numerosa in gravi difficoltà economiche.
Nel noto “Canto di Natale” di Charles Dickens, il cambiamento dell’avaro e insensibile Scrooge, a seguito della visita di tre spiriti, il Natale del passato, del presente e del futuro, ci ricorda quanto sia importante non sprecare occasioni per rendersi utili, altrimenti la nostra esistenza sarà stata vana.
La poesia “Natale” di Alda Merini ci rammenta invece quanto le famiglie possano adoperarsi per strappare i bambini bisognosi dalla loro condizione di miseria e disperazione.
Ci sono moltissimi autori, italiani e stranieri, la cui compagnia sarebbe fonte d’ispirazione per il nostro agire quotidiano, ma, anche se ognuno di noi avrà il suo preferito, le parole in dialetto romanesco del poeta Trilussa ci troverebbero tutti d’accordo nello sfuggire alle banalità e agli atteggiamenti fintamente buoni almeno nel periodo natalizio:
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore