All’alba, quando il fiume Calore si stiracchiava tra i monti verdi del Cilento, la piccola lontra Lira scivolò fuori dalla sua tana sotto un vecchio salice, planò sull’acqua limpida e fece pluf!: «Buongiorno, fiorellini gialli! Pronti per il solletico?».
I petali tremarono come se ridessero.
Le lontre scelgono solo i corsi d’acqua incontaminati, quelli così limpidi da riflettere il cielo come uno specchio e abbastanza ricchi di vita da far guizzare felici le trote.
Per questo Lira aveva fatto del Calore la sua reggia segreta.
Quel giorno arrivarono sei bambini con i loro genitori, stivali ai piedi e zainetti pieni di curiosità.
Marta puntò la lente verso la riva: «Guardate! Una zampetta a forma di stella: qui vive una lontra, ne sono sicura!».
Amir fischiò il verso di un usignolo e Lira sbucò tra i giunchi. «Ehi, chi canta così bene?» chiese, scuotendo i baffi gocciolanti.
«Sono Amir, esploratore musicale!» rispose il bambino con un inchino.
Luca balzava da un sasso all’altro inventando parole: «Che splendifiume profumato di montagna!».
I gemelli Giò e Lia discutevano: «L’acqua è verde smeraldo!». «No, è blu cielo del Cilento!».
La mamma Chiara, con il thermos di cacao, sorrise: «Respirate forte: qui si sente l’odore degli ulivi antichi».
Il papà Roberto, con lo zaino grande quanto la luna, scattò una foto: «Uno, due, tre… Calooooore!».
Improvvisamente la trota Argento sbucò schizzando: «Aiuto! Un filo di nylon mi tiene ferma!».
Lira spalancò gli occhi: «Tranquilla, amica!».
Marta passò alla lontra un rametto appuntito; con un morso secco, snap!, il filo si spezzò e la trota nuotò via felice: «Grazie, cavalieri d’acqua dolce!».
Ma ecco un barile arrugginito che galleggiava lento come un mostro.
Sofia spalancò gli occhi: «È il Drago di Metallo!».
Papà Roberto lanciò la corda, mamma Chiara contò: «Tre, due, uno… tiraaa!».
Genitori, bimbi e Lira, a colpi di coda, spinsero il barile sulla riva.
Zio Fabio lo toccò con dito severo: «Da oggi diventi un bidone per la raccolta differenziata!».
Il barile fece plonk come per dire sì.
Per festeggiare, Lira invitò tutti al “Balletto degli Aironi“.
Dall’azzurro arrivarono eleganti uccelli bianchi che volteggiavano sopra le loro teste come aquiloni di seta.
«Pare una storia degli antichi Greci di Paestum!» sussurrò Chiara.
Giò inciampò, Lia lo afferrò e finirono nell’acqua: risate, schizzi e un tuffo collettivo, perfino della nonna Teresa che gridò: «Olé, Cilento!».
Quando il sole si alzò fra i monti, i bambini costruirono con i rami la “Capanna della Lontra“; i grandi disposero sassi a forma di cuore, piume di martin pescatore e conchiglie del vicino Tirreno, creando il “Museo delle Scoperte“.
Lira tornò con un sassolino striato di quarzo: «Questo è il sigillo del Calore. Lo dono a chi ama il fiume come la propria storia».
Nonna Teresa lo prese con mani tremanti: «Lo custodiremo, lo promettiamo».
Il pomeriggio passò tra storie di briganti cilentani, profumo di menta selvatica e cori di rane.
Al tramonto, mentre il cielo diventava rosa, il fiume sembrò cantare davvero.
Marta chiuse gli occhi: «Sento che ci dice grazie».
Lira fece un salto a candela, lasciando bolle luminose: «A domani, amici umani! Portate sempre con voi la meraviglia… e niente rifiuti, mi raccomando!».
Con le scarpe infangate, il cuore leggero e l’eco del fiume nelle orecchie, bambini e genitori tornarono a casa, sapendo che nel Cilento ogni giorno può trasformarsi in un’avventura scintillante se si protegge la natura come si protegge un sogno.