Che noia! Ginevra, 7 anni e capelli biondi super-ricci (ogni riccio un capriccio, diceva la nonna), chiuse il tablet, spense la luce e sbadigliò ma, nonostante si sentisse stanca come se avesse corso per ore, il sonno tardava a venire. Mai avrebbe pensato di sentire la mancanza della scuola, ma dopo tante settimane chiusa fra quattro mura avrebbe fatto con piacere perfino i più noiosi esercizi di matematica. Per giunta, da quando mamma e papà dovevano lavorare da casa, erano ogni giorno più nervosi e non facevano che rimproverarla: perché si muoveva troppo e faceva troppo rumore e chiedeva di andare al parco a giocare con gli amici, e questo e quello. Una noia, ecco! Quanto le sarebbe piaciuto avere i superpoteri degli eroi dei fumetti per incenerire con un fulmine potentissimo quell’antipatico virus del quale parlavano tutti, o per diventare invisibile e fare qualche bel dispetto alla signora Felicia, la super bisbetica vicina di casa. Soprattutto le sarebbe piaciuto volare via, libera come una rondine, lontana dalla città e da quell’appartamento che sembrava diventare ogni giorno più piccolo. Sospirando, si alzò, andò alla finestra e scrutò il cielo, ma le luci della città nascondevano il luccichio delle stelle. Non di tutte, però. Ginevra trattenne il fiato vedendo una lunga striscia luminosa attraversare il buio proprio sopra di lei: una stella cadente! Doveva esprimere un desiderio, subito, subitissimo! Senza esitare, chiuse forte gli occhi e desiderò… desiderò… desiderò…
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