Tanto tempo fa, in un’epoca in cui gli antichi romani combattevano per conquistare nuove terre, c’era un valoroso comandante chiamato Marco.
Marco guidava i suoi soldati attraverso foreste fitte e montagne altissime, sempre pronto a proteggere il suo popolo con cuore impavido.
Un giorno, Marco e i suoi soldati si trovarono in una battaglia disperata.
I nemici erano forti, spietati, e sembrava impossibile vincere.
I loro scudi erano ammaccati, le spade pesanti nelle mani stanche e il coraggio vacillava.
Mentre il rumore delle armi riempiva l’aria, Marco alzò lo sguardo e vide, maestoso e avvolto nella nebbia dorata, il Monte Alburno.
Marco conosceva le antiche leggende: si diceva che quella montagna fosse la dimora di un dio potente, il dio Alburno, guardiano delle foreste e protettore dei guerrieri giusti.
In quell’istante, con il cuore colmo di speranza, Marco alzò la spada al cielo e gridò: “O grande dio Alburno! Se mi aiuterai a vincere questa battaglia, prometto che costruirò un tempio sulla tua montagna e il tuo nome non sarà mai dimenticato!“
Improvvisamente, un vento impetuoso scese dalla cima del monte, scuotendo gli alberi e sollevando le foglie in un vortice dorato.
Un raggio di sole squarciò le nuvole e illuminò Marco e i suoi uomini, infondendo loro una forza nuova e irresistibile.
Con rinnovato coraggio, i soldati si scagliarono sui nemici e, uno dopo l’altro, li respinsero fino alla vittoria!
Marco mantenne la sua promessa e si recò a Roma per chiedere il permesso di costruire un tempio in onore del dio Alburno.
Ma i senatori, uomini freddi e scettici, scossero la testa e dissero: “Roma ha già i suoi dei. Non c’è posto per una divinità sconosciuta delle montagne lontane.“
Il cuore di Marco si riempì di delusione, ma non poteva dimenticare il dio Alburno che gli aveva donato la vittoria.
Così, tornò sulla montagna e pregò il dio Alburno affinché lo scusasse per il comportamento dei senatori e per non aver onorato il suo voto.
Si dice che ancora oggi, quando il vento soffia forte tra gli alberi del Monte Alburno, si possa udire la voce del dio sussurrare ai viaggiatori: “Ricordate la mia forza, ricordate il mio nome.”