Tanto tempo fa, in una città affacciata sul mare, piena di libri e torri bianche, viveva una bambina di nome Ipazia.
La città si chiamava Alessandria d’Egitto, dove le persone si incontravano per imparare, discutere, osservare le stelle e parlare di filosofia.
Ipazia era diversa dalle altre bambine.
Non si accontentava delle risposte semplici.
Voleva sapere perché le stelle brillano, come la Luna cambia forma, dove vanno il Sole e le ombre quando cala la sera.
Suo papà, Teone, era un grande matematico, insegnò a Ipazia tutto ciò che sapeva: come contare le stelle, disegnare cerchi perfetti, misurare i cieli e cercare la verità con la mente e con il cuore.
Ipazia ascoltava con attenzione, prendeva appunti e poi… continuava a cercare da sola.
Quando diventò grande, Ipazia superò persino il suo maestro, il padre.
Camminava per le strade luminose di Alessandria avvolta in una veste chiara, con un libro sotto il braccio e uno sguardo pieno di saggezza.
Insegnava a tutti, proprio a tutti: uomini, donne, bambini e anche cristiani e pagani insieme.
Per lei il sapere non aveva muri.
Nel suo cuore viveva una filosofia antica, che parlava di bellezza, giustizia e verità.
Ipazia non si limitava a studiare: costruiva strumenti come l’astrolabio per seguire le stelle e l’idroscopio per misurare l’acqua.
Commentava i grandi libri degli antichi, parlava dei numeri misteriosi di Diofanto, dei pianeti spiegati da Tolomeo e delle curve eleganti studiate da Apollonio.
Ma il mondo intorno a lei stava cambiando.
Le persone non sempre volevano capire.
Alcuni avevano paura delle domande.
Altri pensavano che una donna non dovesse insegnare.
E altri ancora credevano che la verità fosse solo la loro.
In città cresceva l’intolleranza, le idee diventavano sassi e le parole si trasformavano in urla.
Ipazia però non smise mai di parlare.
Non smise mai di insegnare.
Per lei, la conoscenza era una luce, e lei voleva accenderla in tutti.
Un giorno, però, la paura e la rabbia si fecero più forti.
Un gruppo di uomini la fermò per strada.
La portarono via, lontano da casa e lì la sua voce si spense per sempre.
Ma non la sua luce.
Per molto tempo, nessuno parlò più di lei.
Ma poi, come accade con le stelle cadute, la sua storia tornò a splendere.
Le persone iniziarono a ricordarla come la prima donna scienziata, come la filosofa che sfidò il potere con il coraggio della mente, come una martire della libertà di pensiero.
E oggi, se una bambina alza lo sguardo e si chiede “Perché?”, forse, in quel momento, una stella si accende.
È Ipazia, che continua a brillare nel cuore di chi ama imparare.