C’era una volta, in un piccolo villaggio tra le montagne, un bambino curioso di nome Nikola.
Ma non era un bambino qualsiasi: lui faceva domande ai fulmini, cercava di parlare con il vento e costruiva strani aggeggi con cucchiai, molle e bottoni!
Un giorno, durante un temporale, vide un fulmine così grande da sembrare un drago nel cielo!
Nikola urlò: “Ehi tu, fulmine! Come fai a brillare così forte? Insegnamelo!”
Il fulmine non rispose, ma da quel momento Nikola decise che da grande avrebbe catturato la luce.
Crescendo, Nikola costruì una macchina tutta scintille e rumori che faceva ballare l’elettricità: era la bobina di Tesla, e sembrava un piccolo spettacolo di magia!
Le scintille saltellavano come rane impazzite, facevano “ziiip!” e “zapp!” e tutti dicevano: “Ooooh!”
Poi inventò qualcosa di ancora più utile: un modo per portare la luce nelle case delle persone.
Non una luce qualsiasi, ma una che poteva viaggiare lontano, girare gli angoli e arrivare ovunque: la corrente alternata!
Tutti iniziarono ad avere lampadine in casa, le città brillarono come costellazioni, e Nikola… beh, Nikola non chiese soldi.
Diceva ridacchiando: “Che me ne faccio di tutti quei soldi? Non si possono mangiare, non fanno le coccole e non accendono le lampadine!”
A lui bastava vedere i bambini leggere sotto la luce, le nonne cucinare la sera, i gattini rincorrere le ombre sulle pareti.
Era felice così.
Un giorno costruì una torre gigante per mandare la luce senza fili, come se fosse magia!
Voleva che anche i posti più lontani e poveri avessero energia.
Ma molte persone non lo capivano e dissero: “Eh no, se la luce è gratis, noi che vendiamo?”
Così la torre non fu mai finita.
Ma Nikola non si fermò.
Si mise a inventare telecomandi, barche radiocomandate e pensava a macchine che aiutavano gli uomini.
Negli ultimi anni, viveva in un albergo con tanti libri e… dei piccioni!
Parlava con loro, li curava e a volte raccontava le sue idee anche a loro.
“Ti immagini, piccioncino, una macchina che pensa da sola?”
Il piccione faceva: “Gruu!”
Che, nella lingua dei piccioni, voleva dire: “Sei davvero speciale e le tue idee mi fanno volare!”
E anche se oggi Nikola non c’è più, ogni volta che accendi la luce, accendi anche un piccolo sogno.
Quello di un bambino che voleva regalare la luce a tutti, proprio come una torta da dividere con gli amici.