«Forza, Davide, dobbiamo muoverci! I provini iniziano fra poco!» esclamò Manuel all’amico correndo trafelato per la strada, appena fuori dal paese di Massalonica, dove i due vivevano. «Ci sono, ci sono, anzi, ti ho raggiunto!» gli fece notare Davide che, nonostante quelle gambine, era davvero agile e veloce ed era veramente arrivato al fianco di Manuel, anzi… era già più avanti di lui! Manuel ammirava l’amico: come faceva ad andare così forte? Lo scorsero, finalmente, anche se da lontano: il campo da calcio! Era quello della squadra giovanile più forte della loro zona, ovvero i Gladiatori Giallorossi. Giocare per loro era il sogno di ogni bambino nel circondario perché questa squadra vinceva sempre il Derby delle Rose, classico fiore di Massalonica, contro quelle schiappe dei Cavalieri Gialloblu. Manuel e Davide assistevano ogni anno alla partita e l’ultima volta i poveri Cavalieri avevano subito la più atroce delle loro sconfitte, per ben 8 a 0. Dunque si può immaginare l’emozione dei due amici nel vedere il campo d’allenamento dei plurivincenti Gladiatori! Fecero lo slalom fra le auto parcheggiate e giunsero al luogo dell’appuntamento con il mister e tutti gli altri ragazzi che avrebbero dovuto svolgere il provino. Manuel e Davide guardarono gli altri e negli occhi di ognuno lessero la volontà di diventare una leggenda della squadra giallorossa: la concorrenza era agguerrita, solo i migliori sarebbero stati scelti. «Bene ragazzi, iniziamo subito: voglio vedere la vostra abilità nel palleggiare» esclamò il mister sul terreno di gioco. «Dove sono i palloni?» chiese uno dei ragazzini. «Vi basteranno queste!» rispose l’allenatore indicando delle palline da tennis. I giovani si scambiarono sguardi terrorizzati, si faceva da subito sul serio. Davide, invece, era sicuro di farcela, si era allenato parecchio, perfino con le arance del banco ortofrutticolo del mercato paesano, provocando le ire del fruttarolo che aveva imparato a nascondere gli agrumi ogni volta che lo vedeva arrivare. «Perché devo palleggiare anche io? Voglio fare il portiere!» «Chi ha parlato?» chiese l’allenatore. «Io!» rispose Manuel. Il mister si voltò verso di lui: «Be’, il controllo della palla è un aspetto importante anche per un port…» ma non terminò la frase, aveva infatti notato un particolare nelle mani di Manuel… «Ma cosa vuoi parare tu che ti mancano due dita nella mano destra?» Tutti i bambini si avvicinarono al ragazzino umiliato, toccandogli la mano ed esclamando: «È vero, gli mancano l’anulare e il mignolo!» «Stooop, bambini, stooop!» li richiamò all’ordine l’uomo, che poi aggiunse rivolto a Manuel «Mi dispiace, ma non possiamo accettare un portiere senza due dita, qui vogliamo solo i migliori.» «Ah, è così, non lo accettate? Bene, me ne vado anch’io!» esclamò Davide furibondo accompagnando l’amico, che cercava di trattenere stoicamente le lacrime, fuori dal campo. «Meglio così, eri troppo piccolo e mingherlino per essere preso!» gli urlò dietro l’allenatore. Nel parcheggio Manuel diede libero sfogo alle lacrime mentre Davide cercava di consolarlo, ma qualcuno gli picchiettò sulla spalla: «Ciao, sono Paolo, difensore e capitano dei Cavalieri Gialloblu. Ho visto quello che è successo e mi dispiace.» «Ciao Paolo. Se sei dei Cavalieri, come mai sei qui?» indagò Davide mentre Manuel aveva smesso di piangere e si era girato verso Paolo. «Sono qui perché molti ragazzi oggi verranno ingiustamente scartati. Voi non sarete perfetti, ma potete giocare bene a calcio ugualmente. Vi ho visto qualche volta nella piazza centrale, non siete niente male. Che ne dite di entrare a far parte della mia squadra? Siamo rimasti solo in 9, con voi saremmo giusto 11, ma senza riserve». «Perché siete solo in 9?» chiese Manuel. «Gli altri se ne sono andati per la vergogna, perdiamo sempre…» rispose mestamente Paolo «ma insieme a voi e ad altri come voi potremmo iniziare a vincere! Il prossimo derby è fra tre mesi, vi va di unirvi a noi?»
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