di Annachiara Monaco
Un giorno Ilaria tornò da scuola ed era particolarmente stanca, anche un po’ annoiata.
Quel giorno a scuola le cose non erano andate molto bene; anzi, avrebbe preferito starsene a casa,
tra le coperte, a guardare i suoi cartoni preferiti.
Eppure, la sveglia aveva suonato, puntuale come ogni mattina, costringendola ad alzarsi.
Ilaria era una bambina molto attiva, una grande chiacchierona, che sembrava vivere più nel mondo
dei grandi che in quello dei bambini.
Non stava un attimo ferma e amava fare domande di ogni tipo e, proprio per questo motivo, non
riusciva a integrarsi bene tra i bambini della sua età, soprattutto con una delle sue compagne di
classe, Carla, che faceva di tutto per metterle i bastoni tra le ruote.
Infatti, quel giorno, Carla aveva spifferato alla maestra che Ilaria non aveva completato tutte le
letture assegnate, facendola rimproverare davanti a tutti.
La bambina era tornata a casa senza la minima voglia di raccontare ai genitori cosa fosse successo,
quindi, si diresse spedita verso il telefono per comporre un numero che conosceva a memoria.
«Ciao zio, sono io! Oggi ti va di trascorrere un po’ di tempo insieme?»
Fabrizio – era questo il nome dello zio – non se lo era fatto ripetere due volte e, in un baleno, era già
passato a prendere la nipotina per portarla in un posto molo speciale, quello dove erano soliti andare
insieme quando si accorgeva che qualcosa non andava.
«Zio che cosa hai piantato di nuovo?» aveva chiesto Ilaria, sgranando gli occhi.
Fabrizio era un programmatore informatico, però aveva da sempre coltivato la passione per la
natura e aveva realizzato un orto gigantesco che somigliava tanto a un reticolato, tanto che era tutto
perfettamente in ordine.
Il suo orto era diventato una vera e propria attrazione turistica e, per consentire a tutti di potervisi
aggirare senza smarrirsi, Fabrizio aveva istallato una segnaletica apposita, per indicare le diverse
sezioni in cui si dividevano i vari spazi.
Ilaria amava passeggiare in quell’orto che, ai suoi occhi, si mostrava come un mondo in miniatura
ed era l’unico posto in cui si sentiva a suo agio, dove tutte le litigate con Carla perdevano peso.
«Sai Ilaria, oggi voglio farti un regalo perché so che saprai prendertene cura. Ti affido questo seme,
ma non ti dirò di che pianta si tratta… lo scoprirai tu da sola!»
E, così, dopo il pomeriggio trascorso con lo zio, la bambina fece ritorno a casa e si rifugiò nella sua
stanza per capire come prendersi cura del suo seme ma, prima che potesse recuperare tutto il
necessario, si addormentò, fino a quando non si fece ora di cena.
Infatti, venne svegliata da un vociare che proveniva dal piano di sotto ed era quasi certa di poter
riconoscere distintamente chi stesse parlando.
«Non so bene come sia successo. So solo che, dopo aver accompagnato Ilaria, ho ricevuto una
segnalazione. Mi sono precipitato nell’orto e ho trovato una delle staccionate divelte e alcuni dei
paletti conficcati nei solchi delle rose. Eppure, ancora non sapevo cosa mi aspettasse, perché, pochi
passi più avanti, ho trovato un biglietto…»
La voce di Fabrizio si era affievolita per, poi, interrompersi perché si era accorto della presenza
della nipote che, senza esitare, domandò: «Zio che cosa è successo?»