Che cosa sta succedendo al “polmone” del pianeta?
È da tempo che TG, giornali e siti Web non fanno altro che parlare degli incendi che stanno interessando l’Amazzonia, la foresta pluviale più grande del mondo nonché uno dei più importanti scrigni di biodiversità del pianeta. In poco tempo, anche quest’anno, migliaia di roghi hanno devastato quello che viene definito il “polmone verde” della Terra.
La foresta amazzonica brasiliana e il Pantanal, la più grande pianura alluvionale del mondo, hanno registrato, anche nel corso del 2024, incendi devastanti e il maggior numero di emissioni nocive di carbonio.
L’Osservatorio europeo Copernicus evidenzia che in questo periodo i gas inquinanti liberati nell’atmosfera “hanno superato i record nazionali e regionali, causando un grave impatto sulla qualità dell’aria in tutta la regione”.
In realtà però non si tratta di una grande novità: ogni anno infatti, durante la stagione secca che va da giugno a novembre, sono sempre tanti gli incendi che colpiscono l’Amazzonia ed è praticamente sempre colpa dell’uomo.
Spesso la causa dei roghi amazzonici è la deforestazione. Aziende agricole, contadini e pastori infatti appiccano incendi, spesso illegalmente, per liberarsi dalla vegetazione e avere più spazi per coltivare la terra o allevare bestiame.
L’Amazzonia viene spesso definita come il “polmone verde” della Terra in quanto il grande numero di alberi contribuirebbe in modo decisivo alla quantità di ossigeno rilasciata nell’atmosfera.
Perdere la foresta amazzonica, che per alcuni climatologi rischia di diventare una savana qualora l’estensione degli incendi non venisse subito fermata, equivarrebbe dunque a perdere una fondamentale riserva di aria respirabile.
Il rogo dell’Amazzonia contribuisce a peggiorare ulteriormente il cambiamento climatico, poiché la liberazione di anidride carbonica nell’atmosfera contribuisce a formare una cappa che trattiene il calore solare e, tramite quello che chiamiamo effetto serra, fa aumentare le temperature.
Inoltre la devastazione dell’Amazzonia rischia di distruggere un ecosistema che ospita un patrimonio di biodiversità incalcolabile. Nel verde lussureggiante della foresta pluviale infatti vivono circa 2,5 milioni di specie di insetti, oltre 4.000 specie tra pesci, i uccelli, rettili, anfibi e mammiferi, almeno 60.000 specie diverse di piante e tante altre forme di vita che ancora devono essere scoperte.