Raccontare in meno di centocinquanta parole la storia del mondo e il ruolo degli uomini sulla Terra. Con semplicità, trasmettendo emozioni e soprattutto usando un linguaggio a misura di bambino. Missione impossibile? Non per Gianni Rodari, che vi riuscì con questo testo, posto a chiusura delle Favole al telefono. Come sempre nelle parole di Rodari non mancano arguzia e spirito critico e soprattutto quel punto di vista “universale” e super partes che rende il suo messaggio tutt’ora attuale e comune a tutta l’umanità.
In principio la Terra era tutta sbagliata,
renderla più abitabile fu una bella faticata.
Per passare i fiumi non c’erano ponti.
Non c’erano sentieri per salire sui monti.
Ti volevi sedere?
Neanche l’ombra di un panchetto.
Cascavi dal sonno?
Non esisteva il letto.
Per non pungersi i piedi, né scarpe né stivali.
Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali.
Per fare una partita non c’erano palloni:
mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni.
Anzi a guardare bene mancava anche la pasta.
Non c’era nulla di niente.
Zero via zero, e basta.
C’erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare
e agli errori più grossi si poté rimediare.
Da correggere, però, ne restano ancora tanti:
rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti.