L’espressione “essere una pecora nera” viene comunemente utilizzata per indicare un elemento che si distingue in maniera negativa o positiva dal resto dei membri di un gruppo, ad esempio un membro della famiglia che ha imboccato una cattiva strada o che non soddisfa pienamente le aspettative degli altri componenti può essere definito come tale. Come si può intuire, la sua origine è da ricercarsi nell’ambito dell’allevamento ovino, in cui un tempo la pecora nera era quella meno amata e spesso esclusa dalla tosatura perché la sua lana, a differenza di quella bianca, non poteva essere tinta. Tuttavia, a partire dal X secolo d.C., la lana scura cominciò ad essere apprezzata per la sua colorazione naturale e per la sua estrema morbidezza. Inoltre, essendo molto rara, divenne anche più redditizia e l’espressione “essere la pecora nera del gregge” acquistò anche un senso positivo.
Di contro una mosca bianca è una persona o un oggetto con caratteristiche particolari rispetto ai suoi simili, che lo rendono un caso estremamente raro. La metafora viene anche usata con una specifica connotazione positiva, a indicare che il soggetto è un caso raro per le qualità o i pregi che possiede.
L’espressione si riferisce al fatto che le mosche comuni sono nere o di colore scuro, e vederne una bianca sarebbe un fatto straordinario.