di Giorgio Scaramuzzino
Quando ero piccolo mia zia Rosa mi mandava sempre nel pollaio a prendere l’uovo per lo zio
Puccio, che poi se lo beveva fresco fresco. L’unico uovo. Il prodotto quotidiano della mitica Maria,
la gallina della zia Rosa. Ogni giorno un solo uovo. Io ero felice e mi avventuravo nel pollaio
sempre con il sorriso sulle labbra.
Quando Maria non c’era tutto era semplice, ma quando stava covando dovevo procedere con molta
cautela. Scansavo con una mano il corpo della gallina e con l’altra afferravo l’oggetto del desiderio:
l’uovo.
Una delle cose più misteriose al mondo, prima che sia rotto, naturalmente. Era caldo, liscio, ma
soprattutto tondo. Quella rotondità, viva, pulsante, mi dava un senso di pace incredibile. Sembrava
che avessi un mondo tra le mie mani. Sapevo di non dover stringere troppo.
Quando poi lo consegnavo a zia Rosa era come se finisse un bel sogno, sì proprio così, un bel
sogno!
«Dallo a me che tu lo fai cadere! E se cade lo senti lo zio!»
Poi un giorno, a scuola, abbiamo fatto una ricerca sulle uova.
Navigando su internet ho scoperto che il più antico mappamondo è stato realizzato nel 1504 e
proprio sul guscio di uovo, uovo di struzzo naturalmente. Il giorno della consegna la maestra mi ha
fatto leggere ad alta voce la ricerca. I miei compagni non credevano alla storia dell’uovo, perché
dicevano che la terra è rotonda e non è ovale come un uovo.
Con Giulia, la capa della Banda del Bosco, che era la banda rivale a quella mia, cioè la Banda del
Lupo, ci siamo quasi messi a litigare.
«Sono tutte bugie! Ci stai prendendo in giro!» gridava.
Scoprimmo con sorpresa che in realtà nessuno di noi aveva mai visto un mappamondo.
Allora la maestra Carla ci ha proposto: «Cosa ne dite, ragazzi, se costruissimo insieme un nostro
mappamondo?»
La classe accettò con entusiasmo la proposta e, alla fine, abbiamo costruito un mappamondo
davvero molto particolare.
Ma procediamo per ordine.

