In fondo al sentiero del bosco incantato, c’era una casetta minuscola, con un tetto rosso come una mela matura e finestre rotonde come occhi di gufo. Ma la cosa più strana era la porta: una porticina di legno, un po’ storta, che sussurrava ogni volta che qualcuno si avvicinava.
Non cigolava, no no.
Sussurrava parole vere.
Un giorno arrivò Lina, una bimba con i codini disordinati e un grande zaino sulle spalle.
Aveva perso il sentiero per tornare a casa. Il sole calava, gli alberi sembravano più grandi, e il bosco faceva “shhhh” come se volesse parlare anche lui.
Lina vide la casetta e si avvicinò.
Appena mise il piede sul gradino…
«Ciao, piccola. Hai bisogno di un posto caldo?» sussurrò la porta.
Lina sgranò gli occhi.
«Chi ha parlato?»
«Io. Sono la porta. Questa è una casa speciale. Si apre solo se entri con il cuore gentile.»
Lina, che non aveva mai sentito una porta parlare (né dire cose così belle), mise la mano sulla maniglia.
«Posso entrare?»
«Solo se sorridi.» sussurrò la porta con una risatina.
Lina sorrise. La porta si aprì da sola.
Dentro, la casetta era piena di cuscini morbidi, luce calda, e un profumo di biscotti alla cannella.
Seduto su una sedia a dondolo, c’era un vecchio topo grigio con occhiali rotondi.
«Benvenuta. Io sono Nonno Formaggino. La casa ti ha scelta. Ogni volta che qualcuno si perde, lei lo sente, e lo chiama con un sussurro.»
«Ma… come fa?»
Il vecchio topo fece un sorriso e rispose:
«La casa ha un cuore. E i cuori gentili si riconoscono tra loro.»
Lina restò lì per la notte, raccontò le sue avventure, mangiò zuppa calda e biscotti, e il giorno dopo la casa le mostrò una mappa magica disegnata sulle pareti.
Prima di uscire, la porta le sussurrò all’orecchio:
«Ricorda, Lina: quando ti perdi, ascolta col cuore. A volte, la strada parla piano.»
Lina tornò a casa, ma ogni tanto — solo nei giorni in cui aveva il cuore pieno di domande — tornava al sentiero.
E la porta sussurrava ancora.
Morale:
A volte, le risposte non gridano: sussurrano. Basta ascoltare con il cuore aperto.

