Protagoniste del Carnevale da sempre sono le Maschere classiche più conosciute, le quali derivano da tradizioni locali che, spesso e volentieri, si sono intrecciate con il teatro popolare.
Pare che la più antica fra queste sia Arlecchino, originaria di Bergamo.
Nel secolo XVI da Venezia arrivò la maschera di Pantalone e da Napoli Pulcinella, seguiti dal Dottor Balanzone di Bologna. Gli altri famosi personaggi del Carnevale italiano vengono da Torino, Gianduia, da Firenze, Stenterello, da Bergamo ancora Brighella e da Venezia il personaggio femminile più famoso che è Colombina. Ma molte altre se ne sono aggiunte negli anni.
Arlecchino
Arlecchino, un servo agile, un po’ scansafatiche, furbo e decisamente allegro, è la maschera di Bergamo.
Sull’origine del suo aspetto multicolore ci sono principalmente due versioni. La prima, la più diffusa, vuole che Arlecchino fosse il figlio di una donna poverissima, la quale era costretta a mandare il figlio a scuola con abiti pieni di buche e toppe. Un giorno, durante una grande festa, le altre mamme videro l’aria mesta del bambino così malconcio e decisero di ricamare tutte insieme un abito utilizzando i ritagli di scarto delle stoffe che avevano in casa. Nacque così il costume variopinto di Arlecchino!
La seconda versione, un po’ meno “romantica” narra di un Arlecchino al servizio di un mercante così tirchio che lo vestiva con abiti ricavati da tutte le toppe de vestiti vecchi e che non usava più.
In ogni caso, storicamente parlando, il personaggio Arlecchino deriva da quello di Zanni, figura già presente nel teatro comico dell’antica Roma e ripreso dal teatro popolare italiano.
Brighella
È l’altra maschera di Bergamo ed è l’antagonista di Arlecchino. Come suggerisce il nome, Brighella è un tipo scontroso, bugiardo e sempre pronto a complottare per il suo tornaconto.
Nato come quasi tutte le maschere italiane agli albori della Commedia dell’Arte italiana, la figura di Brighella però si evolve in continuazione e intorno al Settecento diventa persino un domestico fedele e servizievole.
Balanzone
Il Dottor Balanzone è tipico di Bologna. Da tradizione è un personaggio piuttosto elegante, colto – parla molto bene il latino – e chiacchierone ma poco bravo nel suo mestiere. Insomma, è un po’ un cialtrone!
Colombina
Colombina è la maschera femminile più famosa. Figlia di Pantalone, insieme al padre rappresenta la città di Venezia e incarna le doti della domestica fedele e molto intelligente, capace di raggirare il burbero padre e, talvolta, anche i suoi padroni.
Pantalone
Il papà di Colombina è un vecchio mercante squattrinato che si lamenta sempre per la mancanza di denaro. Ha un carattere spigoloso e pensa di essere autoritario ma spesso la figlia e la moglie gliela fanno sotto il naso!
Gianduia
Con il suo tricorno (un cappello a falde triangolari e la parrucca con il codino, Gianduia è la maschera preferita dei piemontesi.
All’inizio la maschera si chiamava “Gerolamo”, ma per evitare incomprensioni con Gerolamo Bonaparte, parente di un certo Napoleone (che non era tipo da inquietare), si optò per un nome derivato dall’espressione piemontese Gioan d’la douja, che significa “Giovanni del boccale”. Gianduia infatti è un bonaccione che nn disdegna un bel bicchiere di vino per stare tranquillo e godersi la vita.
Pulcinella
Iconico simbolo di Napoli, Pulcinella ha il naso gobbo e una maschera nera che contrasta con gli abiti candidi. Goffo e giocherellone, Pulcinella racchiude in sé tutto lo spirito della sua città!
Rugantino
Rugà in romanesco è un comportamento che si potrebbe definire arrogante e strafottente. Da qui viene il nome di questa maschera che è diventata uno degli elementi caratteristici della Città Eterna. Rugantino infatti è uno spaccone – anche di animo buono – divenuto protagonista anche dell’omonima commedia musicale.
Meneghino
Il suo nome è diventato l’aggettivo che descrive gli abitati di Milano. Meneghino, storpiatura dialettale di Domenico, è il classico servitore intelligente e che spesso ha più sale in zucca dei suoi padroni.