C’erano una volta due piccoli esploratori, Sara e Luca, che vivevano in un paesino tranquillo del Cilento.
Un giorno, i loro genitori raccontarono una storia magica su una montagna speciale, dove si trovava scolpito nella roccia un antico guerriero chiamato “Antece”, il dio guerriero degli Alburni.
“Papà, possiamo andare a vederlo?” chiesero i due bambini con gli occhi pieni di curiosità.
“È un viaggio un pò avventuroso, ma se promettete di stare vicini e seguire il sentiero, possiamo andarci domani“, rispose il papà sorridendo.
Il giorno dopo, con uno zainetto pieno di panini, acqua e una bussola giocattolo, Sara e Luca iniziarono la loro scalata insieme al papà.
Il sentiero era pieno di alberi e cespugli profumati e ogni tanto si fermavano a guardare uccellini colorati o a raccogliere fiori.
“Papà, dobbiamo salire ancora tanto?” chiese Luca, che cominciava a sentire le gambe un pò stanche.
“Un pò, ma guarda che panorama!” disse Sara, indicando il paesaggio che si vedeva sempre meglio man mano che salivano.
Papà spiegò che quel sentiero era stato percorso per tanti, tantissimi anni da antichi viaggiatori che volevano chiedere protezione all’antico dio guerriero.
Dopo una camminata di quasi mezz’ora, finalmente arrivarono.
Davanti a loro, scolpita nella roccia, c’era la figura maestosa dell’Antece.
Aveva una lancia, uno scudo e una scure, e sembrava un guardiano silenzioso delle montagne.
“Wow, sembra che ci stia osservando!” sussurrò Sara.
“È enorme!” aggiunse Luca, spalancando gli occhi.
Il papà raccontò che l’Antece era lì da più di duemila anni e che le persone venivano fin qui per lasciare offerte e chiedere fortuna.
Luca immaginò guerrieri con armature lucenti che andavano a omaggiare il simbolo degli Alburni, mentre Sara sognò di essere una custode del sapere, con un diadema che brillava come la luna e un antico libro tra le mani.
Scriveva poemi e racconti che ispiravano il suo popolo a non arrendersi mai.
Le sue parole erano più potenti di qualsiasi arma e i suoi discorsi accendevano la speranza nei cuori dei guerrieri, guidandoli verso la libertà, la prosperità e la pace con saggezza e passione.
Dopo aver scattato tante foto e mangiato i loro panini sotto il sole, decisero di tornare indietro.
Ma prima di andare, salutarono l’Antece: “Grazie per averci fatto conoscere il tuo rifugio e la tua montagna” disse Sara.
“Promettiamo di tornare a trovarti“, aggiunse Luca.
Scendendo lungo il sentiero, parlarono di tutto quello che avevano visto.
Quando arrivarono a casa, raccontarono con entusiasmo la loro avventura ai nonni e ai vicini.
E quella notte, mentre si addormentavano, sognarono di vivere altre avventure tra le montagne degli Alburni.