Secondo uno studio dell’antropologa Rachel Caspari della Central Michigan University, Usa, la figura dei nonni risalirebbe a circa 30 mila anni fa. Nel senso che prima, probabilmente, i genitori dei genitori morivano prima di poter diventare nonni.
Per arrivare a questa affermazione sono stati analizzati i resti fossili risalenti a differenti specie della linea umana, dagli australopitechi che popolavano l’Africa fino ai primi Homo sapiens.
È stato così possibile fissare intorno ai 30 anni l’età media dei primi nonni. Questa età oggi appare bassa, visto che 30 anni sono l’età, più o meno, dei genitori. Ma in epoca preistorica era un’età notevole.
Non tutti i colleghi dell’antropologa americana sono d’accordo ma, secondo lei, sono stati i nonni a dare una spinta all’evoluzione della nostra specie. Infatti erano i depositari della conoscenza e si occupavano di tramandare il sapere, non solo la cura dei figli ma anche le diverse tecniche di caccia e la conoscenza di cibi commestibili o velenosi. I nonni erano anche di fondamentale importanza per la memoria storica, ossia quella che riguardava eventuali rivalità con le tribù confinanti o, al contrario, i rapporti di buon vicinato. In più, grazie a loro, l’uomo preistorico migliorò la produzione artistica e di utensili.
In parallelo all’avvento della figura familiare dei nonni si è anche osservato un maggior tasso di crescita numerica delle popolazioni. Analizzando i resti di 768 uomini primitivi, infatti, si è visto che nelle popolazioni dell’uomo di Neanderthal era presente, in media, solo un uomo con più di 30 anni, quindi un nonno, ogni dieci giovani adulti. Con la comparsa dei primi Homo sapiens quella percentuale è salita a un nonno ogni cinque uomini mentre, dall’età della pietra in avanti, il rapporto si è spostato ancora, 4 nonni ogni 10 adulti.