Esistono tanti tipi di ironia ma, per usare la definizione data dal filosofo Kierkegaard, essa può essere definita come la capacità di cogliere gli aspetti assurdi della vita e riderci sopra.
Un esempio? Quando qualcuno mangia una torta schifosa e dice al cuoco, con il sorriso sulle labbra: “Complimenti! È deliziosa!”.
Non a caso qualcuno la definisce anche come “il saper dire il contrario di quello che si pensa”, un modo molto sottile di prendere in giro!
La prima “ironia filosofica” della quale si ha conoscenza, in ogni caso, è forse quella di Socrate, che “prendeva in giro” le persone facendo finta di essere molto ignorante, anche se era molto sapiente!
Anche Voltaire, nel suo libro Candido, usò l’ironia per prendere in giro un altro filosofo, Leibniz, convinto che questo fosse il migliore dei mondi possibili (il libro era pieno di disgrazie e di sventure fatte apposta per far capire IRONICAMENTE a Leibniz che forse non era il caso di essere così ottimista).
Per Schlegel, uno dei filosofi fondatori del Romanticismo, l’ironia è invece utile perché aiuta a prendere le distanze dalle cose e a capire che ciò che viviamo, dalle esperienze più belle a quelle più brutte, è sempre una sciocchezza in confronto alla grandezza dell’infinito.
Ironici si nasce o si diventa?