Per crescere sani, tutti noi, dobbiamo avere una dieta equilibrata e varia e questo vale anche per gli astronauti. Tanto più che muscoli e ossa del corpo umano soffrono molto l’assenza di gravità, e tendono a indebolirsi e a soffrire.
Il problema per chi progetta le missioni spaziali, però, da sempre è quello di trovare il sistema per creare pasti sani, nutrienti, buoni e facili da preparare. E che, nello stesso tempo, resistano a lungo in condizioni completamente diverse da quelle terrestri.
Per questo, il cibo degli astronauti viene creato da ingegneri del cibo, ossia da specialisti che, già dagli anni ’60, lavorano agli Space Food System Laboratories della NASA, l’ente spaziale americano.
In una navicella spaziale il cibo non può essere cucinato, per ragioni di sicurezza non si possono accendere fiamme, creare fumi o usare piastre elettriche incandescenti, quindi i pasti sono già precotti e disidratati, ossia privati dell’acqua e dell’umidità che contengono, per non ingombrare troppo.
Inoltre, le confezioni devono essere sottovuoto, perché anche una piccolissima quantità d’ossigeno può compromettere l’integrità del cibo e renderlo immangiabile!
La disidratazione degli alimenti, però, fa perdere loro molte sostanze nutritive, per questo gli astronauti devono accompagnare i pasti che non sono proprio appetitosi, con pastiglie di vitamine e integratori.
Tutte le bevande, compresa l’acqua, sono confezionate in buste da spremere perché, in assenza di gravità, bere da un bicchiere è impossibile. L’acqua galleggerebbe nell’aria della navicella, restando sospesa anche con il bicchiere completamente capovolto.
Normalmente, gli astronauti si limitano ad aggiungere ai loro pasti solo acqua calda o fredda. Gli alimenti vengono poi conditi con salse specialiperché, in assenza di gravità, a venir meno sono anche il senso dell’olfatto e quello del gusto delle persone.