Sono passati 38 anni dal disastro di Chernobyl, il disastro nucleare più grave della storia.
Ma cosa successe alla centrale atomica e com’è oggi Chernobyl, la città fantasma dell’Ucraina?
Il 26 aprile 1986 all’1.23 del mattino, durante un test definito di sicurezza, il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, esplose.
Ci fu una fortissima esplosione nel reattore numero 4 della centrale, che ne provocò lo scoperchiamento e scatenò un vasto incendio.
A seguito dell’incidente si sprigionò una nube carica di particelle radioattive cinquecento volte più micidiale di quella prodotta delle bombe di Hiroshima e Nagasaki.
I venti sparsero le particelle nell’atmosfera e presto vennero contaminate intere regioni di Ucraina, Bielorussia e Russia. La nube raggiunse poi gran parte dell’Europa occidentale, contaminata anch’essa anche se in misura minore.
Nelle ore e nei giorni successivi più di 330.000 persone vennero evacuate in fretta e furia. Fu detto ai cittadini di portare con sé pochi effetti personali, che sarebbero stati trasferiti in misura precauzionale e che in breve tempo avrebbero potuto far ritorno alle loro abitazioni. In realtà, nessuno è più potuto tornare in quelle zone e l’area attorno alla centrale, è del tutto inabitabile a causa dell’alto livello di radioattività nel raggio di 19 chilometri, ma anche più lontano la contaminazione resta altissima e la vita molto difficile. Ufficialmente ci furono circa 65 morti a causa dell’esplosione, ma si parla di 4.000 casi di cancro alla tiroide tra Bielorussia, Ucraina e Russia, per l’esposizione a sostanze radioattive. I più colpiti sono stati bambini e i ragazzi sotto i 14 anni di età, perché hanno assorbito grandi quantità di radiazioni attraverso il latte.
Oggi la situazione è…
A differenza di ciò che si potrebbe pensare, non è Chernobyl la città che ha subito le più gravi ripercussioni dovute all’esplosione. Questo primato spetta invece a Pripyat, quella che oggi è a tutti gli effetti una vera e propria città fantasma situata a 3 chilometri dalla centrale. Le case sono disabitate e le costruzioni giacciono in balia del trascorrere del tempo. La vegetazione ha invaso ogni anfratto libero e le strade sono popolate da animali selvatici: volpi, lupi, orsi, linci, cinghiali, cavalli e bisonti, che hanno cambiato le proprie abitudini alimentari, ma hanno dimostrato di essere molto resistenti alle radiazioni nucleari. E pensare che un tempo qui vivevano oltre 50.000 persone.
A Chernobyl, attualmente abitano circa 500 persone, per lo più anziani fortemente legati alla storia del paese. Negli ultimi anni, la città ha dato degli inconfondibili segnali di ripresa economica, oltre agli introiti provenienti dal cosiddetto Disaster Tourism, proprio accanto al reattore esploso, è stata infatti costruita una centrale solare di 3.800 pannelli, in grado di produrre energia pulita che può alimentare fino a 2000 appartamenti. Un simbolo di rinascita che testimonia il fatto che Chernobyl non vuole arrendersi. Inoltre, nel 2016 è stato costruito un enorme scudo di protezione in acciaio e cemento attorno alla vecchia centrale nucleare. Un gigantesco hangar che permetterà di contenere e monitorare le radiazioni per i prossimi 100 anni. Ovviamente, i livelli di contaminazione sono ancora molto elevati su tutto il territorio, e le aree all’interno della zona di alienazione, un raggio di 30 chilometri attorno alla vecchia centrale nucleare, istituita subito dopo l’incidente, sono ancora proibite.