Chi di noi non si è mai lasciato tentare da un assaggio del cosiddetto “junk food”, il cibo spazzatura?
Questa espressione, che indica un alimento privato degli elementi nutritivi più importanti, comprende tutti quei prodotti alimentari eccessivamente raffinati, fritti, ricchi di grassi idrogenati, sale e zucchero, additivati con sostanze che li rendono appetibili al palato e alla vista ma che, appunto, non hanno alcuna funzione nutritiva. Rientrano in questa categoria anche le bibite gassate realizzate con zucchero e coloranti.
Forse, non tutti conoscono la storia di una delle bibite con bollicine più famose al mondo, la Coca-Cola. Era l’8 maggio 1886 quando il farmacista statunitense John Pemberton, che da tempo lavorava a un rimedio per il mal di testa, realizzò ad Atlanta una bibita energizzante, mescolando foglie di coca e noci di cola. Ma la presenza di stupefacenti nella bevanda non fu tollerata dalle autorità, così nel 1903 fu realizzata un’altra ricetta senza coca. Pemberton, anche se intuì il potenziale commerciale della bibita, cedette la formula e il marchio della Coca all’imprenditore Asa Candler che, nel 1892, fondò la Coca-Cola Company.
Da quel momento, grazie a innovative strategie di marketing e pubblicità, la bibita ha conquistato tutto il mondo, mantenendo segreto il preciso dosaggio dei suoi componenti e diventando un simbolo di appartenenza allo stile di vita americano.
Oggi l’icona dell’ “american way of life” è spesso oggetto di critiche, poiché il suo eccessivo consumo, così come quello di altre bevande gassate, predispone a malattie, quali obesità, diabete e disturbi al sistema cardiocircolatorio.
Ilaria Lembo