Il suo nome significa “strano” e fu esplorata per la prima volta da Ernest Giles, che la descrisse come “pietra notevole”. Il parco in cui si trova, è stato riconosciuto nel 1987 Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Dal 26 ottobre 2019, sarà vietato scalarla.
Il Parco nazionale Uluru-Kata Tjuta è situato nel Territorio del Nord, e più precisamente nel Centro Rosso dell’Australia, lontano dalle principali capitali Australiane, tutte situate sulla costa.
È forse l’icona più famosa d’Australia. È il parco è uno dei pochi posti in Australia inclusi nella lista dei patrimoni dell’UNESCO. La visita è quindi normalmente nella lista dei posti da vedere per ogni viaggio in questo continente.
La presenza umana su questo sito risale a oltre 10.000 anni fa (alcuni libri riportano fino a 20.000 anni or sono). Ovviamente si parla di una presenza aborigena che tuttora qui risiede con gli Anangu. Qualche anno fa, vi è stato però un accordo tra Parks Australia e gli Anangu per un affitto di 99 anni del parco. I soldi ricevuti vengono poi investiti per progetti a sfondo comunitario e culturale per le popolazioni aborigene.
L’uomo bianco ha approcciato questa parte d’Australia solo a fine 800 e gli esploratori del tempo, tra cui Ernest Giles e William Gosse, rinominarono i siti richiamando i nomi della regina Olga di Wurttemberg (Kata Tjuta) e del primo Ministro dell’Australia Meridionale, Henry Ayers (Uluru). Da allora la presenza bianca aumentò, ma non in modo considerevole, fino al 1950, quando venne costruito anche un piccolo aeroporto. Quelli furono anche i primi tempi in cui le due culture, bianca ed aborigena, incominciarono a scontrarsi.
Nel 1970 iniziò la costruzione del Yulara Resort, ancora oggi centro unico per la ricezione turistica. Se da un lato questo aumentò notevolmente l’afflusso turistico, arrivato oggi a 50.000 persone l’anno, dall’altro lato aiutò a riorganizzare la zona in modo più vivibile per entrambe le culture.

