In un continente molto vasto e caratterizzato dalla presenza di numerose etnie e tradizioni diverse si riscontra inevitabilmente un’ampia varietà anche nella musica. Eppure c’è una caratteristica comune che unisce un po’ tutte le forme musicali che si trovano in Africa: il ritmo. Più precisamente bisogna parlare di “poliritmia”, cioè di un modo di suonare contemporaneamente e in maniera costante dei ritmi diversi. E sono tanti gli strumenti a percussione che vengono utilizzati per eseguire queste poliritmie. Ci sono tamburi particolari come il djembe e il dun dun, ma anche gong, campane, nacchere, conchiglie, xilofoni e zucche. Esistono poi antichi strumenti a corde tradizionali che vengono suonati tutt’oggi, come la kora e lo xalam.
Nelle pratiche cerimoniali africane che si sono diffuse nel corso di tanti anni dalle antiche tribù fino ai giorni nostri, la musica e il ritmo sono importantissimi. Nei riti religiosi si crede che le divinità entrino nel corpo dei devoti attirate dal richiamo dei tamburi. Ma tutti gli eventi fondamentali nella vita delle persone sono sempre scanditi da musica e danze: la nascita, la morte, il passaggio all’età adulta, il matrimonio, le feste, i culti religiosi, le occasioni lavorative. Anche il canto è molto diffuso e viene utilizzato soprattutto per tramandare oralmente una memoria collettiva. Spesso si dice che gli africani hanno la musica e il ritmo “nel sangue” ed è normale che sia così, visto che la musica sembra davvero accompagnarli in ogni momento della loro vita.

