La musica indiana ha una tradizione antica legata anche alla varietà di culture e religioni di nazioni come India, Bangladesh, Nepal e Bhutan. Se si pensa alla musica indiana vengono in mente sonorità molto diverse a quelle a cui siamo abituati noi in Occidente. Nei paesi citati i musicisti propongono spesso un sound dalle atmosfere misteriose, ipnotiche e meditative. Le canzoni legate alla religione sono viste come una via per comunicare con le divinità, mentre quelle più popolari vengono utilizzate soprattutto per feste e danze.
La musica indiana è spesso incentrata sui “raga”, che sono delle strutture musicali basate su scale particolari. Esistono almeno duecento raga principali ognuno con delle regole precise.
Da segnalare che esistono vari strumenti a percussione, a corde e a fiato tipici delle regioni indiane. Il più noto è probabilmente il sitar, uno strumento con un lungo manico e che ha sette corde di base, più altre tredici che si muovono quando vengono pizzicate le altre. Ravi Shankar è stato uno dei più famosi suonatori di sitar e, grazie alle collaborazioni con George Harrison dei Beatles, sia il suo nome che lo strumento cominciarono a circolare anche in Europa negli anni ’60 e ’70.
Altri strumenti molto utilizzati nella musica indiana sono le tabla (una coppia di piccoli tamburi), il tampura (strumento con 4 corde che si suona con una sola mano), il bansuri (un flauto traverso di bambù) e il santur (strumento con corde che vengono percosse da una bacchetta).
Ascolta un raga: Pandit Ravi Shankar – sitar – Raga Yaman Kalyan

