Spartaco, l’eroe ribelle

Spartaco, l’eroe ribelle

Redazione Uno sguardo al passato
Cilento - giovedì 05 ottobre 2023
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spartacus © archivio unico

 

Alcuni studiosi affermano che il gladiatore ribelle, Spartaco, sia sepolto nel Cilento.

A noi piace pensare che lo spirito, del gladiatore ribelle, dell’uomo coraggioso e impavido, viva ancora tra i boschi aspri del Cilento interno e quella Paestum che vide da lontanoe e che aveva sognato come sua prossima patria da uomo libero.

Tutto ebbe inizio tantissimo tempo fa, nel lontano 73 a.C.

A Capua esisteva una scuola in cui si allenano al combattimento i gladiatori, uomini prigionieri di guerra, resi schiavi dagli eserciti romani e destinati a versare il loro sangue nell'arena, per il divertimento del popolo di Roma, la città eterna.

La scuola era gestita da Lentulo Batiato, un uomo duro e violento.

Tra i gladiatori-schiavi c’era Spartaco, un pastore che fu costretto ad arruolarsi nell’esercito. Ma la dura disciplina e i numerosi episodi di razzismo che subiva lo convinsero a disertare ed a scappare.

La sua fu una breve fuga, lo catturarono e lo condannarono alla schiavitù.

In seguito fu destinato a fare il gladiatore, obbligato a combattere all'interno dell'anfiteatro campano contro belve feroci e altri gladiatori.

Ogni notte, però, sognava di essere un uomo libero, di non essere più percosso e deriso e pensava a come risolvere il problema.

Non era il solo a provare questi sentimenti, anche altri gladiatori si sentivano come lui: uomini in trappola, costretti a lottare ogni giorno, a vivere sempre tra la vita e la morte.

Ma Spartaco voleva porre fine a questi patimenti, così convinse i gladiatori a seguirlo nella ribellione, ad evadere e a formare un esercito.

Spartaco si pose al comando di questo esercito di ribelli.

Aveva carisma, sapeva convincere le persone.

Era un capo, un condottiero, fiero e autorevole.

Conosceva l’esercito meglio dei capi che lo avevano sempre comandato, sfruttato, deriso e ridotto in schiavitù.

Era anche arrabbiato Spartaco.

Voleva solo essere un uomo libero e nulla più.

Ma la libertà costava cara a quel tempo.

Doveva essere conquistata col sangue.

Solo vincendo la guerra poteva conquistare la libertà.

E lui lo sapeva!

Riuscì ad evadere dalla scuola per gladiatori di Capua, reclutò altri uomini da far combattere e si diresse verso il sud.

Spartaco man mano vide crescere il suo esercito a tal punto da riuscire più volte a fermare gli interventi dell’esercito romano.

Ma Spartaco sapeva che Roma era troppo forte da sconfiggere.

Sapeva che un piccolo esercito non sarebbe riuscito a piegare la grande città eterna.

Ma nonostante tutto continuava a lottare in nome della libertà.

Lottò coraggiosamente in battaglia e sostenne i suoi uomini più che potè…

Siamo in Campania, nei pressi del fiume Sele e precisamente a Trentinara dove si svolse la battaglia finale, preceduta da numerosi e cruenti scontri.

Si racconta che prima dell’ultima battaglia Spartaco uccise il suo cavallo temendo che se avesse perso poteva essere tentato di scappare…morirono 60.000 schiavi.

Il suo corpo fu così massacrato e non poté essere ritrovato.

La sua storia fu raccontata attraverso le voci dei romani, la paura dei tribuni, la speranza degli schiavi e il coraggio dei gladiatori rivoltosi…

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