Te la sei cavata per il rotto della cuffia? Hai preso una decisione importante esclamando il “dado è tratto”?

Curiosità sull’origine di alcune espressioni ancor oggi usate

Ilaria Lembo Uno sguardo al passato
Cilento - venerdì 13 maggio 2022
Te la sei cavata per il rotto della cuffia? Hai preso una decisione importante esclamando il “dado è tratto”?
Te la sei cavata per il rotto della cuffia? Hai preso una decisione importante esclamando il “dado è tratto”? © web

Ogni lingua subisce mutamenti nel corso del tempo. L’italiano, così come le altre cosiddette lingue romanze, si è originato attraverso un lento e graduale processo di trasformazione della lingua latina, a seguito della dissoluzione dell’Impero romano d’Occidente.

La nostra lingua è ricca di espressioni popolari legate a fatti storici o curiosità entrate poi nel linguaggio comune. Avete mai sentito le espressioni “cavarsela per il rotto della cuffia”, “fumare come un turco”, “il dado è tratto” o il colorito modo di dire “essere col culo per terra”?

L’espressione “cavarsela per il rotto della cuffia”, che significa riuscire a superare una situazione difficile per un pelo, indicherebbe la parte della cotta di maglia sotto l’elmo che proteggeva i cavalieri nei combattimenti o nelle giostre medievali; il cavaliere, infatti, anche se colpito alla testa, riusciva per un soffio a non farsi male. L’espressione “fumare come un turco”, che significa fumare eccessivamente, probabilmente risale ai provvedimenti adottati da un Pascià turco che, nella seconda metà del XVI secolo, puniva duramente i consumatori di tabacco, considerato una droga pericolosa. Morto il Pascià, si narra che i turchi ripresero a fumare senza limiti proprio in reazione al divieto imposto.

La celebre espressione “il dado è tratto”, che indica l’aver intrapreso un’azione importante da cui non si può più far ritorno, fu pronunciata da Giulio Cesare: al generale, che aveva concluso la sua campagna in Gallia, fu chiesto dal Senato di congedare l’esercito e di tornare a Roma come cittadino privato. Cesare, fermatosi sul fiume Rubicone, che a quel tempo segnava il confine tra la provincia gallica e il territorio romano, colpito dalla misteriosa apparizione di un giovane che stava intonando un canto di guerra, prese la decisione di attraversare il fiume con le sue legioni; il dado era tratto: Cesare, infatti, violando la legge, scatenò una guerra civile che lo avrebbe condotto a divenire il capo indiscusso di Roma.

Nella Firenze medievale, invece, i debitori insolventi erano puniti pubblicamente nella Piazza del Mercato Nuovo dove, ancora oggi, è visibile la “pietra dello scandalo”: si tratta di una lastra di marmo a forma di ruota di carro dove i debitori incapaci di rispettare i propri impegni erano spogliati e sbattuti più volte con le natiche nude sulla pietra. Da questa particolare punizione, dunque, si è originata l’espressione popolare che significa essere rimasti senza averi.

 

 

 

 

                                                                                                                      

 

 

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