Gesù insegna usando le parabole
Ai tempi di Gesù quasi nessuno sapeva leggere e il modo più semplice per far capire le cose era raccontare delle storie.

Gesù era diventato famoso per la capacità di raccontare storie e far capire a tutti il suo insegnamento con le «parabole», un racconto per chiarire argomenti difficili paragonandoli a qualcosa di simile e facilmente comprensibile. Ai tempi di Gesù quasi nessuno sapeva leggere e il modo più semplice per far capire le cose era raccontare delle storie. Le sue parabole sono molte nei quattro Vangeli ufficiali e in quelli «apocrifi». Ne scegliamo solo alcune.
Una delle più famose è quella del buon samaritano. Gesù la racconta per far capire chi è veramente il prossimo. Un uomo, che stava percorrendo la strada da Gerusalemme a Gerico, fu assalito da briganti che lo massacrarono di botte e gli rubarono tutto. Era a terra mezzo morto quando passò un sacerdote che, nel vederlo, affrettò il passo per non avere problemi, imitato poco dopo da un levita. Erano passate delle ore quando il ferito, agli estremi, intravide un samaritano. Questi per compassione si avvicinò e, fasciate le ferite dopo aver versato olio e vino, lo fece salire sull’asino per condurlo in una locanda e farlo riposare. La mattina seguente diede al padrone due denari e lo invitò ad avere cura del ferito pronto a saldare il di più speso al suo ritorno.
Terminato il racconto Gesù chiede: «Chi dei tre è il prossimo?». Facile la risposta «Il samaritano ». Ed egli conclude: «Quindi vai e fai lo stesso».
Con la parabola del ricco stolto Gesù spiega l’insensatezza dell’avidità. Un uomo aveva molti terreni che davano raccolti così abbondanti da non avere più spazio per conservarli. Allora decise di demolire i magazzini e farne di più grandi. Terminata questa fatica, era convinto di potersi riposare per molti anni e darsi alla gioia. Ma la stessa notte morì. Per Gesù non serve a niente accumulare tesori solo per sé stessi, ci si arricchisce veramente se si distribuisce ciò che si ha a chi non ha. I bambini dovrebbero fare molta attenzione a questo insegnamento, di solito poco praticato dai grandi.
Famosa è la parabola della pecora smarrita: un pastore aveva cento pecore. Ogni mattina le portava al pascolo. Stava con loro ogni sera, tornando a casa, le contava prima di farle entrare nell’ovile. Una sera si accorse che erano novantanove, ne mancava una. Si recò nel deserto per cercarla e, trovatola, la mise sulle spalle e tornò a casa. Contento, condivise la gioia con amici e vicini perché aveva trovato la pecora perduta.
Molti stupiti ritenevano che non era stato saggio a rischiare di perdere le altre novantanove. Ma egli rispose, meravigliando tutti, che la contentezza per aver salvato la pecora perduta era più grande di qualsiasi altra gioia.
Il significato della parabola della pecorella smarrita è chiaro, anche se non sempre accettato: la vera gioia viene dal riportare al sicuro chi si è perduto e rischia di perire, messaggio di coraggio e di impegno, al quale Gesù affianca quello di altre parabole.
