Dal numero dei "Piccoli Mensile" Aprile 2008.
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Il mito è nel nome: "Palinuro il nocchiere di Enea"

La storia e la leggenda...

Archivio I Piccoli
Cilento lunedì 16 maggio 2022
di La Redazione
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L'arco naturale di Palinuro © web

I greci chiamarono, il luogo in cui oggi sorge Palinuro, Palinouros, cioè "dove gira il vento" perché quel tratto di mare era già noto ai naviganti per la pericolosità delle sue correnti. Per sottolineare il loro timore, gli stessi greci chiamarono col nome di una sirena, il fiume che scorre alle pendici del promontorio:

Molpè ossia la leggiadra e, si sa, che le sirene rappresentavano la pericolosità delle acque. Gli abili commercianti greci riuscirono conquistare il territorio e a fondare diverse pòlis (città): Poseidonia (Paestum), dai templi mirabili, Elea (Velia), dalle dotte scuole filosofica e medica e ancora Mol-Pal che visse solo

trent'anni. Ed è a questo punto che storia e leggenda si mescolano. La storia non dice di preciso perché e come sia scomparsa la città di Mol-Pal la mitologia, invece, ne dà un'ampia e dettagliata spiegazione: una pestilenza voluta dagli dei protettori di Palinuro. La spiegazione è nell'Eneide che narra di Palinuro, nocchiero di Enea il quale, vinto dal sonno cadde in queste acque mentre era al timone della sua nave.

Capo Palinuro sorge su un promontorio proteso sullo splendido mare della costa cilentana e fa parte del comune di Centola. Lo scorcio panoramico che la natura ha disegnato per Palinuro è uno dei più splendidi che il Parco Nazionale del Cilento possiede, un luogo in cui insenature frastagliate, incantevoli baie e grotte marine sono circondate da una lussureggiante macchia mediterranea. Un arco di roccia frastagliata si allunga nel mare verso una baia che forma un porto naturale per i naviganti, e tale deve essere apparsa anche, in tempi lontani, ai Fenici e ai Greci provenienti da Focea circa 28 secoli fa che vi giunsero e videro le coste tinte dai soli colori della macchia mediterranea prive del cemento di ville, alberghi e quant'altro.

 "Un colpo di sonno gli fu fatale. Mentre era al timone della sua nave Palinuro cadde nelle acque del Mare delle Sirene. Naufrago, dopo aver invocato invano i propri compagni, impiegò tre giorni per raggiungere la spiaggia. E qui, il povero nocchiero non trovò la salvezza ma una fine crudele: catturato ed ucciso dalla gente indigena. Si avverava cosi, la triste profezia di Apollo. Palinuro, vagando tra anime degli insepolti, incontrò Enea, discese nel regno di Ade in compagnia della Sibilla Cumana. Supplicò il suo condottiero di dargli sepoltura, suggerendogli di cercare il suo corpo tra le imbarcazioni dei porti di Velia. Fu proprio la Sibilla a rassicurarlo annunciandogli che, le popolazioni del luogo avevano eretto un tumulo da dedicare a lui e da onorare con offerte. Quel luogo avrebbe per sempre portato il nome Palinuro"

L'ENEIDE: è il grande poema epico della cultura latina scritto dal poeta e filosofo Virgilio nel I secolo a. C. (più precisamente tra il 29 a.C. e il 19 a.C.) che narra la leggendaria storia di Enea, un principe troiano fuggito dopo la caduta della città, che viaggiò fino all'Italia diventando il progenitore del popolo romano.

SIBILLA CUMANA: è la più famosa tra le Sibille, figure della religione greca e romana, sacerdotesse del dio Apollo. Svolgeva la sua attività di oracolo nei pressi del Lago d'Averno, in un antro conosciuto come "l'antro della Sibilla" ove la sacerdotessa, ispirata dalla divinità, trascriveva le sue profezie su foglie di palma le quali erano mischiate dai venti provenienti dalle cento aperture dell'antro.

ADE: fratello di Zeus e di Poseidone, dio degli Inferi.

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