di Manuela Acquafresca
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Magilla è uno strano gorilla, trascorre il tempo sorseggiando camomilla e indossa pantaloni sorretti da bretelle rosse, il suo colore preferito.
Lui non abita allo zoo e sogna di partire per l’Africa perché vuole rivedere la sua famiglia.
Nel frattempo, sperando di guadagnare qualche soldino, Magilla lavora come commesso in un
negozio per animali, o almeno così lui crede.
In verità è da un sacco di tempo che, Mister Peebles, il titolare di quel negozio, cerca
disperatamente di far adottare Magilla.
Quell’omino calvo e alquanto irascibile, da quando ha aperto il suo negozio, è riuscito a vendere
ogni tipo di animale vivente ai suoi clienti. Una volta è perfino riuscito a vendere un serpente di
oltre tre metri a una vecchietta che voleva comperarsi un canarino.
«È un docile animaletto da compagnia» le aveva detto rassicurandola mentre inscatolava topi morti come omaggio.
«Ne va matto» spiegò alla vecchina indicandole il suo nuovo animale domestico.
Quel gorilla però era proprio invendibile.
Era maldestro e combina guai a tal punto che nessuno riusciva a tenerlo in casa per più di qualche giorno.
E così Magilla tornava sempre indietro.
«Magillaaaaa! Guarda cos’hai combinato anche stavolta!»
Le grida disperate di Mister Peebles rimbombarono per tutta la città già alle otto del mattino.
«Ho lavato a fondo la vasca dei pesci rossi».
«Già, ma per farlo hai svuotato completamente l’acquario e i pesci ora boccheggiano. Quante volte
ti ho detto che tu non lavori qui, che il tuo posto è lì, dentro la vetrina, dove devi soltanto sorridere
ai passanti e ingozzarti di banane».
«Quando sto fermo seduto mi annoio e poi sono allergico alle banane. Se invece ti aiuto posso
guadagnare qualche soldino e comperarmi il biglietto aereo per andare in Africa».
«Hai mai visto un gorilla viaggiare da solo? Hai mai visto un gorilla sul sedile di un aeroplano? O
tuffarsi nella piscina di una nave da crociera?»
«No, perché sopra un aereo non ci sono ancora salito e, siccome soffro il mal di mare, sulla nave
non credo metterò mai le zampe».
«Non ci sono gorilla che viaggiano da soli perché quelli come te non possono farlo».
«E chi lo avrebbe deciso?»
«Non ho più voglia di stare a discutere, ora vai a sedere dentro la vetrina e sorridi a tutti i passanti, forse qualcuno ti adotterà così non farai più danni nel mio negozio» sospirò affranto Mister Peebles.
«Ingrato!» e così dicendo Magilla andò a sedersi dentro la vetrina, triste e sconsolato, sognando le
verdi foreste tropicali che aveva visto soltanto alla TV.
Nel tardo pomeriggio, di quella stessa giornata, in quel negozio entrò una bambina con la sua
mamma, volevano vedere da vicino Magilla e offrirgli delle noccioline.
«È così simpatico questo gorilla, ci hanno detto che sa raccontare delle bellissime storie ai bambini e che è sempre pronto ad aiutare il prossimo» spiegò quell’elegante signora a Mister Peebles che non perse l’occasione per vendergli Magilla.