“Ci sono notti che profumano d’infinito”
Quella notte le stelle splendevano alte e più luminose che mai nel cielo limpido, come fari accesi. Era arrivata l’ora di andare a letto per Angel, una splendida bambina dai lunghi capelli color del grano maturo e gli occhi cielo sereno. E come di consueto, Angel chiese alla madre di leggerle una favola.
“Questa è una notte speciale” disse la madre di Angel con il suo solito sorriso, che quello stesso giorno aveva compiuto cinque anni.
Stanotte, il 10 Agosto è San Lorenzo, e una pioggia di stelle cadenti inondano il cielo, sono le Perseidi, le figlie di Perseo, che ricordano le lacrime versate dal martire San Lorenzo.
Un tempo, gli antichi romani pensavano che lo sciame luminoso delle stelle rendesse fertili i campi. Questa disse la mamma è la notte dei desideri, mia dolce Angel.
Così ho deciso che questa sera ti leggerò una fiaba intitolata “La Regina nera e il gelsomino sambac”.
“Non vedo l’ora di sentirla, mamma”, incalzò Angel che si era già preparata per andare a letto.
C’era una volta la Terra della Notte, oscurata dalla luce del sole a causa di un incantesimo lanciato dalla temibile e terribile Regina Nera Griselda. La regina indossava un lungo abito nero dalla gonna ampia e maniche a pipistrello e una corona nera dalle alte punte spigolose come spine e al centro un diadema a forma di serpente color rubino.
La terra era attraversata da una foresta oscura e bagnata dal lungo fiume Ludanio.
Li viveva la bellissima Aurora, dai lunghi capelli di seta e intensi occhi smeraldo. Appena nata era stata rapita dalla perfida Regina Nera, sottratta dalla Terra del sole, la terra più fertile di tutte, più a Nord Est.
La sua scomparsa fu pianta a lungo dai suoi amati genitori, che non si erano mai rassegnati ad avere perso per sempre la loro unica e meravigliosa figlia.
Era stata allevata dalla Regina Nera come fosse la sua vera madre nell’oscuro castello che si nascondeva tra le fitte e spinose fronde degli alberi.
Aurora cresceva sempre più bella e nelle sere d’estate amava distendersi tra i silenzi odorosi dell’erba fresca, tra lucciole che brillavano di meraviglia e il cielo popolato di stelle. Amava bagnarsi nel fiume, che come uno scrigno custodiva i suoi desideri, sotto il chiarore argenteo della luna.
Le era stato solo proibito dalla regina Nera di avvicinarsi a una pianta strana rampicante, che l’avrebbe per sempre allontanata da lei.
“Questo è il gelsomino d’Arabia sambac”, le aveva detto la Regina Nera, è ricavato dai fiori raccolti all’alba, legno di rosa, geranio, sandalo, tutte le spezie e gli agrumi. Il gelsomino è una “regina della notte” e non emana il suo profumo durante il giorno. Ma non dovrai mai e dico mai coglierlo, poiché la sua fragranza magica ti porterà via per sempre”.
Finché un giorno, si trovò a passare di lì un giovine ragazzo, che sembrava essersi smarrito.
Alto, imponente, di una bellezza unica che si credeva esistesse solo nelle statue.
L’armatura del sole per il suo rilievo sul petto splendeva.
Sotto l’armatura si indovinava un fisico asciutto e forte come quello di un atleta. I capelli castani dorati gli avvolgevano il volto, dall’ovale perfetto, le labbra ben disegnate e carnose, incurvate in un sorriso spavaldo, e nei suoi occhi il colore della foresta. “Devo essermi perso.
Vengo dalla terra del Sole, ed ho iniziato a camminare, finché il chiarore della notte non mi ha attirato qui” disse rivolgendosi alla bellissima Aurora.
Ma prima che lei potesse rispondere, continuò “Scusami non mi sono presentato, il mio nome è Svein”. “Io sono Aurora”.
“Chissà che non sia la tua luce a indicarmi la strada”. “Mi spiace, disse Aurora, ma io non ho idea di quale sia il cammino che possa riportarti a casa”.
Ma non fece in tempo a finire la frase, che il giovine recise un rametto dalla pianta rampicante del gelsomino sambac. “Il suo profumo è così inebriante e meraviglioso che non posso fare a meno di donartelo”.
La sua forma a stella riflette i tuoi occhi, e i suoi petali bianchi il candore della tua pelle in questa mite sera d’estate. Ma d’improvviso, quella soave notte fu complice di un sortilegio.
La regina Nera aveva visto ogni cosa attraverso la sua magica corona e il suo serpente color rubino assunse una vera sembianza, scagliandosi intorno al collo di Svein, mentre si tramutava in un’aquila. Ma con i suoi affilati artigli e il suo becco appuntito, l’aquila, la regina dei cieli, che guarda la luce del sole riuscì a liberarsi dalla stretta presa.
Mentre, una ghirlanda di stelle del gelsomino sambac cinse il capo di Aurora. Dalle lacrime di Aurora caddero due perle, come la fresca rugiada dell’alba, che per la prima volta faceva capolino nella terra della Notte.
La Regina nera scomparve nella fitta foresta e i due regni divennero uno. L’incantesimo si era sciolto. Swein e Aurora si ritrovarono nella meravigliosa Terra del sole, dove furono celebrate le nozze.
Dal loro amore nacque una bellissima bambina di nome Iselin, sotto la stella più brillante di Aquila, Altair, una stella bianca visibile nelle bellissime sere d’estate.
Il gelsomino sambac divenne il sigillo del regno, la sua afrodisiaca fragranza simbolo di benessere e felicità e usato per facilitare il parto. “Mamma è una favola bellissima”, disse Angel mentre assonnata stava per chiudere gli occhi. “Adesso è ora di dormire”, soggiunse con molta dolcezza la madre.
Poco prima di chiudere gli occhi, una bellissima stella cadente scivolò lungo la finestra.
Angel espresse un desiderio e si addormentò con un sorriso.