Collezionisti di tavole astronomiche, esperti in calcolo trigonometrico e geometria sferica, gli Arabi vantano fin dai tempi antichi la fama di eccellenti conoscitori del cielo.
Basti pensare che buona parte dei nomi delle stelle (Deneb, Altair, Betelgeuse, Aldebaran, Rigel ecc.) nonchè alcuni termini astronomici (Zenit, Nadir, almanacco, algoritmo, algebra, ecc.) hanno un’origine araba. Per di più, già prima della scoperta del telescopio, gli Arabi pro[1]ducevano utili strumenti di misura e grandi osservatori, come quello di Samarcanda costruito da Ulugh Beg tra il 1394 e il 1449.
Motivati dall’amore per la cultura, ritenuta un prezioso dono proveniente da Dio e da svariate ragioni di carattere pratico e religioso, gli Arabi ave[1]vano la necessità di studiare l’astronomia e di disporre di un calendario attendibile per osservare le ricorrenze religiose; per consentire ai credenti di rivolgersi verso la Mecca e per chiamare i fedeli alla preghiera nelle ore prescritte, gli Arabi si servi[1]vano infatti di indicazioni astronomiche.
Nel medioevo, l’arrivo degli arabi in Europa, determinò lo sviluppo di una fiorente cultura astronomica e l’introduzione del sistema di numerazione (più pratico e più semplice di quello romano), soprattutto in Spagna e in Italia.
Due dei centri culturali più importanti di tutto l’alto Medioevo furono infatti Bagdad e Cordova, la città spagnola che per cinque[1]cento anni fu capitale di un emirato arabo indipendente.